La leggenda narra che Adalberto Atto, bisnonno di Matilde di Canossa, arrivò nel 940 sulle nostre colline per una battuta di caccia e, inseguendo una cerva bianca, si trovò su questo colle di cui si innamorò. Proprio su questa collina decise di costruirvi una torre di difesa.

In realtà però Canossa era già un avamposto militare in epoca romana.

La famiglia di Matilde, gli Attonidi (o Attoni), era una famiglia molto ricca e potente, una delle più potenti d’Italia a quel tempo. Vantavano più di 120 castelli. I loro territori e possedimenti si estendevano grossomodo dal lago di Garda al Lazio.

Nonostante le sue ricchezze Matilde non ebbe una vita facile.

Chi era Matilde di Canossa?

Matilde nacque nel 1046 presumibilmente a Mantova dal marchese Bonifacio di Toscana e dalla sua seconda moglie Beatrice di Lorena, donna ricchissima e potentissima.

Dal loro matrimonio nacquero tre figli:

  • Beatrice
  • Federico
  • Matilde.

Il 6 maggio del 1052, quando Matilde aveva solo 6 anni, Bonifacio morì colpito da una freccia avvelenata scoccata da un suo vassallo durante una battuta di caccia.

L’anno seguente anche i due fratelli di Matilde, Beatrice e Federico, morirono avvelenati in una congiura di palazzo.

Beatrice di Lorena si trovò dunque sola con una figlia piccola da crescere e con tutti questi territori da dover gestire. Nonostante lei fosse molto potente, la legge salica impediva a una donna di ereditare e governare un regno. Perciò, per proteggere la loro casta, si dovette risposare con Goffredo III di Lorena detto Il Barbuto.

Matilde aveva solo 9 anni quando l’imperatore Enrico III, intimorito dal rinnovato potere dei Canossa, la fece esiliare insieme alla madre in Germania. E’ in quella occasione che Matilde conoscerà suo cugino Enrico IV, il futuro imperatore che diventerà suo acerrimo nemico.

Gregorio VII e Matilde di Canossa

Alla morte di Enrico III, Matilde potè far ritorno in Italia, a Firenze, dove si recò per perfezionare la sua educazione. In quella occasione conobbe Ildebrando di Soana che in seguito diventerà papa Gregorio VII.

Goffredo IV marito di Matilde di Canossa

A una donna, a quel tempo, non era concesso scegliersi il marito, ci si sposava per saldare alleanze politiche. Così, quando Matilde era solo una bambina, venne combinato il suo matrimonio. Matilde andrà in sposa a Goffredo IV detto Il Gobbo figlio del suo patrigno Goffredo III. Il matrimonio sarà celebrato nel 1069 poco prima della morte di Goffredo III.

In quanto donna e moglie l’unico dovere di Matilde era quello di dare un erede maschio alla dinastia e invece nacque una bambina, Beatrice, che però morì pochi giorni dopo la sua nascita.

Nel 1076 Goffredo IV morì durante un agguato notturno mentre era all’esterno del castello. C’è chi parla di un mandato da parte di Matilde chi invece di un semplice agguato da parte di nemici. Cosa strana è che Matilde non gli dedicherà nessun edificio di culto né messe in suo ricordo cosa che invece fece Beatrice di Lorena in ricordo della nipotina Beatrice per la quale fece costruire la pieve di Frassinoro in provincia di Modena.

Nello stesso anno morì anche la madre di Matilde lasciandola sola a reggere tutti i possedimenti della famiglia Canossa.

Guelfo V di Baviera il secondo marito di Matilde di Canossa

Qualche anno più tardi, nel 1089, Matilde si risposò con un giovane di origine tedesca, Guelfo V di Baviera detto Il Pingue.

Guelfo V era molto più giovane di Matilde, mentre lei aveva 43 anni lui ne aveva solo 17. Forse a causa della differenza d’età, forse a causa del carattere forte e intraprendente di Matilde, questo matrimonio non durò a lungo.

Dalla loro unione non nacquero eredi.

La morte di Matilde e la sepoltura in Vaticano

Il 24 luglio 1115 Matilde morì di gotta che al tempo era considerata la malattia dei nobili perché veniva contratta da chi consumava tantissima carne. Aveva 69 anni. La sua morte avvenne a Bondeno di Roncore nei pressi di Reggiolo (RE).

Per sua volontà venne inizialmente sepolta nell’abbazia di San Benedetto in Polirone (MN). Poi, nel 1634, per volere di papa Urbano VIII venne traslata in un primo momento a Castel Sant’Angelo e in seguito nella basilica di San Pietro a Roma. Fu la prima donna ad essere sepolta in San Pietro e, ancora oggi, è una delle pochissime donne ad aver avuto questo privilegio grazie anche ai rapporti che la contessa ha sempre tenuto con la chiesa.

Il pontefice commissionò la tomba di Matilde di Canossa al Bernini. Sulla tomba monumentale di Matilde campeggia una scultura che ritrae la contessa che nella mano destra stringe il bastone del comando e in quella sinistra le chiavi di San Pietro e la tiara papale di papa Urbano VIII.

Il melograno e Matilde di Canossa

A Reggio Emilia Matilde viene chiamata “la regina del melograno” perché il melograno rappresenta la chiesa unita che lei protegge e i chicchi sono i cristiani sotto madre chiesa. Matilde è appunto la protettrice ufficiale della chiesa e del papato.

Sarà infatti Matilde a difendere papa Gregorio VII da Enrico IV imperatore di Germania nonché suo cugino.

Andare a Canossa

Il termine “andare a Canossa” tradotto in 30 lingue, ha reso celebre questo luogo in tutto il mondo. Andare a Canossa significa pentirsi, chiedere scusa, umiliarsi e deriva da un fatto accaduto appunto in questo luogo nel 1077.

Questo avvenimento riguarda la lotta per le investiture. L’arco di tempo che va dal 1073 al 1077 è caratterizzato dalla pratica della nomina dei vescovi-conti. I vescovi-conti hanno un enorme potere sui feudi e vengono nominati sia dal papa che dell’imperatore. C’è dunque un conflitto di potere e di gestione del potere stesso che culminerà con il Dictatus Papae, un editto emanato da papa Gregorio VII con 27 proposizioni riguardanti la riforma della chiesa. La più importante sarà quella che decreta “Io sono il papa rappresentante di Dio in terra e, in quanto tale, solo io ho il diritto di nominare i vescovi-conti”.

Dal canto suo Enrico IV, incurante di tutto ciò, continuerà a nominare i vescovi. Questo andò avanti finché non arrivò la scomunica papale. La scomunica era un atto potentissimo nel medioevo perché indeboliva l’autorità dell’imperatore al punto tale che i sudditi erano esonerati dall’obbligo di obbedirgli.

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Il perdono a Canossa

Enrico IV trova in sua cugina Matilde un aiuto prezioso e, nel momento in cui Gregorio VII è ospite di Matilde, si recherà a Canossa. Insieme a Matilde e a Gregorio VII c’è anche l’abate Ugo di Cluny anche lui artefice di questo difficile tavolo di pace.

Per tre giorni e tre notti Enrico IV, spogliato di tutti i suoi simboli, spada, mantello e corona, scalzo e con addosso solo un saio di lana, resterà in penitenza fino a quando le porte di Sant’Apollonio si aprirono e il papa decise di accogliere l’imperatore.

Il perdono cristiano passa attraverso la penitenza perciò Gregorio VII non potè esimersi dal perdonare Enrico IV a cui venne quindi tolta la scomunica.

Col perdono sembrava chiuso questo capitolo invece non fu così. Quella di Enrico IV fu solo un’abile mossa politica per ingannare il papa e preparare la rivincita.

La battaglia della nebbia

Ottenuto il perdono, Enrico IV si preparò a sferrare l’ultimo attacco per la conquista di Canossa che avvenne nel 1092.

L’imponente esercito tedesco, militarmente preparato, è in sovrannumero rispetto alle truppe di Matilde. Arrivati su monte Giumigna a Sedignano, tra Grassano e Quattro Castella (RE), le due truppe si scontrano. Quella di Enrico IV stava avendo la meglio quando in aiuto di Matilde arrivò un grande alleato: una nebbia fittissima.

Mentre le truppe di Matilde conoscevano molto bene la zona, questo non si poteva dire degli avversari tedeschi. Molti si disorientarono, si persero, furono colpiti da dardi e frecce. Fu così che le truppe di Matilde vinsero e la guerra si concluse.

A ricordo di questa battaglia Matilde fece ereggere la chiesa della Madonna della Battaglia tutt’ora esistente.

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La firma di Matilde di Canossa

In un’epoca in cui le donne erano tenute segregate e non avevano la possibilità di studiare, di farsi una cultura, la firma di Matilde è qualcosa di straordinario.

“Mathilda, Dei gratia si quid est cita la sua firma”: Matilde se è qualcuno lo è per grazia di Dio.

Oltretutto Matilde si firma con la croce cosa che soltanto due persone avevano il privilegio di poter fare:

  • il papa
  • l’imperatore

Quindi uomini di potere cui Matilde si poteva mettere al pari.

 

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