Via Emilia: spina dorsale dell’Emilia Romagna
Per chi come me è cresciuto in Emilia Romagna la via Emilia rappresenta un punto di riferimento. Ogni rimando che fai lo fai basandoti su quella strada che, come una spina dorsale, attraversa tutta la regione. Quando devi dare un’indicazione è a questa via che ti attieni. Quando parli della pianura o della collina fai sempre riferimento a ”sotto” e “sopra” la via Emilia
Marco Emilio Lepido: il papà della via Emilia
Si dà per scontato che la via Emilia sia lì, per accompagnarci nei nostri tragitti o per farci trascorre giornate di shopping nei centri delle città. Ma chi pensò di far costruire questa via che collega quasi tutte le città dell’Emilia Romana e perché? Quest’uomo fu Marco Emilio Lepido, console romano. Durante il suo primo anno di consolato, nel 187 a.C., Marco Emilio Lepido fu inviato in quella che è l’odierna Emilia Romagna che a quei tempi veniva chiamata Gallia Cisalpina.
Perché fu mandato qui? Il motivo è molto semplice! Fu inviato qui per colonizzare la Pianura Padana. Questo territorio, oltre a prestarsi ad essere una terra fertile, si presentava come luogo strategico per l’espansione dell’Impero Romano. Arrivato in Emilia Romagna Marco Emilio Lepido trovò qui i Galli Boi (si, lo so che il nome può far sorridere ma si chiamavano davvero così!), una popolazione Celtica arrivata in Italia dalla Gallia che aveva conquistato queste zone. È quindi con loro che il console si dovette battere per la conquista di questi territori.
La sconfitta dei Galli Boi
Sbaragliati i Galli Boi, Marco Emilio Lepido fece costruire la via Aemilia, l’odierna via Emilia, a proseguimento della via Flaminia che già raggiungeva Rimini e che si collegava alla via Postumia a Piacenza. La via Emilia venne costruita su un tracciato viario preesistente e nacque non solo per congiungere le varie colonie romane fondate in Emilia Romagna ma anche come confine per dividere l’Italia dal continente europeo. Alle colonie di Rimini (Ariminum), Piacenza (Placentia) e Bologna (Bononia), nel 183 a.C. Marco Emilio Lepido fondò Modena (Mutina) e Parma e, solo in un secondo tempo, Reggio Emilia (Forum o Regium Lepidi).
Come era l’Emilia Romagna all’arrivo di Marco Emilio Lepido?
La costruzione della via Emilia segnò in modo tangibile la storia dell’Emilia Romagna che da questa via trasse il nome. Questa zona, a quel tempo, aveva le caratteristiche di una steppa e per costruire la via Emilia fu necessario abbattere boschi e prosciugare paludi. I terreni vennero poi suddivisi e dati ai coloni in modo tale che questi appezzamenti venissero coltivati. Questo sistema di organizzazione dei terreni venne chiamato centuriazione.
La via Emilia oggi
L’attuale via Emilia ripercorre sostanzialmente l’antico tracciato della via Emilia romana. A testimonianza di ciò sono i numerosi reperti e cippi miliari trovati ai margini della via durante i lavori di restauro fatti nel corso degli anni. I cippi miliari indicavano la distanza da Roma in miglia e recavano inciso il nome dell’imperatore che fece costruire la strada. Numerosi sono anche i resti di necropoli scoperti lungo il tracciato della via Emilia. I defunti infatti, per legge, non potevano essere sepolti nelle città e venivano quindi tumulati nelle zone extraurbane a ridosso della Via Emilia.
La regione Emilia Romagna è l’unica regione al mondo che trae il proprio nome da una via a sottolineare l’importanza che questa strada rappresenta per noi. La via Emilia è stata ribattezzata Strada Statale 9 (SS 9) il che la dice lunga su quanto abbiamo da imparare dai romani, che alle strade erano soliti dare nomi femminili (Emilia, Flaminia, Cassia, Aurelia ecc), sulla toponomastica e non solo.
Sai come fu costruita la via Emilia?
Tutt’oggi quindi camminiamo sulla vecchia via Emilia Romana. Ma come venne costruita questa strada monumentale? La via Emilia, come tutte le strade Romane, venne costruita per durare nel tempo. Su quella via dovevano transitare soldati, cavalli e bighe. Innanzitutto veniva scavata una trincea di circa mezzo metro che veniva successivamente riempita con tre strati di terra, sabbia e ciottoli poi cementati con calce sulla quale venivano posizionati lastroni di basalto messi a lisca di pesce incastrati alla perfezione. Le fenditure tra una lastra di basalto e l’altra venivano riempite di sabbia. Questi strati di ciottoli erano pensati per permettere all’acqua di infiltrarsi nel terreno facendo in modo che il suolo non diventasse fangoso in modo tale da permettere un passaggio più agevole ai soldati che lungo la via si spostavano.
Una strada per dividere, strada per unire
La via Emilia nacque quindi anche per definire un confine tra un’Italia e una non-Italia. Questa strada, che aveva dunque lo scopo di dividere, ha finito per unire. È grazie alle strade che avvengono gli incontri, nascono nuove società, ci si evolve e si progredisce.
Se vuoi avere altre informazioni sull’Emilia Romagna leggi anche il mio post Emilia Romagna: cultura, natura ed enogastronomia